Miglioramento dell’esito di shock cardiogeno nella fase acuta dell'infarto miocardico
L’evoluzione storica dell’incidenza e dell’esito dello shock cardiogeno nei pazienti con infarto miocardico acuto ( AMI ) è tema di dibattito.
Uno studio ha confrontato gli esiti nei pazienti con infarto miocardico acuto nel periodo 1995-2005, in base alla presenza di shock cardiogeno.
Sono stati elaborati tre registri nazionali francesi a 5 anni di distanza, con una metodologia simile nei pazienti ricoverati nell'arco di un mese.
Sono stati inclusi tutti i 7.531 pazienti con infarto miocardico acuto che si erano presentati entro 48 ore dalla insorgenza dei sintomi.
L'evoluzione della mortalità è stata confrontata nei 486 pazienti con shock cardiogeno verso i pazienti senza shock cardiogeno.
L'incidenza di shock cardiogeno è diminuita nel tempo ( 6.9% nel 1995, 5.7% nel 2005, P=0.07 ).
La mortalità a 30 giorni è stata molto più alta nei pazienti con shock cardiogeno ( 60.9% vs 5.2% ).
Nel corso di 10 anni, la mortalità è diminuita sia per i pazienti con shock cardiogeno ( 70-51%, P=0.003 ) che per i soggetti senza shock cardiogeno ( 9-4%, P minore di 0.001 ).
In pazienti con shock cardiogeno, il ricorso all'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) è aumentato dal 20 al 50% ( P minore di 0.001 ).
Il periodo di tempo era un predittore indipendente di mortalità precoce nei pazienti con shock cardiogeno ( OR di mortalità, 2005 vs 1995=0.45, P=0.005 ), insieme a età, diabete mellito e abitudine al fumo.
Una volta aggiunto al modello multivariato, la procedura PCI era associata a ridotta mortalità ( odds ratio, OR=0.38, P minore di 0.001 ).
Nelle coorti abbinate per punteggio di propensione, i pazienti con shock cardiogeno trattati con PCI hanno avuto una sopravvivenza significativamente maggiore.
In conclusione, lo shock cardiogeno rimane una preoccupazione clinica, sebbene la mortalità precoce sia diminuita.
Un miglioramento della sopravvivenza corrisponde a un uso più ampio dell’intervento coronarico percutaneo e dei farmaci consigliati in fase acuta.
Al di là della fase acuta, tuttavia, la sopravvivenza a 1 anno è rimasta invariata. ( Xagena2012 )
Aissaoui N et al, Eur Heart J 2012; 33: 2535-2543
Cardio2012
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